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Quando il medico non informa adeguatamente il paziente o non ne acquisisce validamente il consenso, può commettere un illecito e causare di conseguenza un danno alla salute o la cosiddetta lesione del diritto all’autodeterminazione. Quest’ultima si configura come un’offesa alla dignità e al patrimonio di valori della persona.
Le informazioni rese dal medico devono essere adeguate al livello culturale del paziente e complete, dunque date non solo all’inizio ma anche nel corso del trattamento prestato al malato, il cui consenso deve invece essere volontario, consapevole e libero da condizionamenti, oltre che documentato per iscritto o tramite videoregistrazioni.
La lesione del diritto all’autodeterminazione per essere risarcita deve in ogni caso comportare danni di una certa gravità. Un esempio per comprendere meglio potrebbe essere il caso del paziente che, per la propria fede religiosa, potrebbe consapevolmente rifiutare una trasfusione pur sapendo che gli salverebbe la vita.
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